Questo tipo di imbarcazione fluviale si differenzia dalla tradizionale canoa (nota con il nome di canoa canadese), per il fatto che viene manovrata e spinta con una pagaia con due pale (a pala doppia) mentre la canoa normale viene spinta con l’uso di una pagaia con pala singola. Nel gergo degli Inuit, meglio conosciuti come eschimesi, il kayak ha il significato di “La barca dell’uomo”. I modelli più antichi realizzati da questa popolazione erano prodotti in legno e rivestiti con le pelli degli animali. I modelli di kayak hanno delle caratteristiche molto particolari che nel tempo sono state trasmesse alle canoe prodotte in larga scala. La lunghezza varia dai 5 metri e 80 ai cinque metri nei modelli più lunghi destinati a coprire distanze più ampie (un kayak o una canoa lunga sono molto più veloci ma meno manovrabili), mentre i modelli più corti destinati alle “acque bianche”, ossia a quelle schiumose come i fiumi con rapide o cascate, molto pericolose, hanno una lunghezza di neanche due metri, proprio per offrire la massima rapidità di manovra e maneggevolezza. Le imbarcazioni che vediamo nelle immagini sono kayak corti utilizzati, appunto, per le esibizioni, particolarmente adatte in questo caso all’uso in vasca. Uno sport che non trova ancora molti appassionati in Italia, ma che in Francia, Germania e Austria, tanto per citare qualche nazione, è particolarmente diffuso. Lungo il Danubio o nel Rodano, ci sono centinaia di imbarcazioni di ogni dimensione e forma che negli week-end solcano i fiumi per diporto. Davide Sandini, fondatore del gruppo Tatanka, non ha dubbi: è uno sport per tutti e spesso tra una traversata e l’altra è quasi normale incontrare, lungo la riva di importanti corsi d’acqua, sportivi della canoa, indaffarati a cucinare grigliate in pic-nic improvvisati, con cui fare amicizia. I canoisti, viaggiando per fiumi, hanno una sensibilità particolare per lo stato di salute dei corsi d’acqua. Da tempo si battono , spiega Sandini, contro le speculazioni e lo sfruttamento intensivo della risorsa idrica. Oltre a sensibilizzare l’opinione pubblica e testimoniare la necessità di evitare la costruzione di arginature troppo ripide o sbarramenti inutili, i canoisti lamentano l’aumento di impianti idroelettrici nelle vallate di montagna, che secondo loro, vanno ad alterare la natura dei luoghi e mettono in pericolo la staticità delle pareti rocciose bagnate dai laghi artificiali.
colonna sonora: A Craftier Thief di Architect 25
tratto da: netBloc Vol. 31: Goodbye, Hello