Le terme di Recoaro hanno attirato frotte di persone per le cure idropiniche sin dai lontani anni del 1700.
In questo luogo trovarono relax e tranquille cure, personaggi del calibro di Giuseppe Verdi Nietzsche, Giacomo Zanella, Radetzscky, Lamarmora, Mayerbeer, Ponchielli, diversi membri della casa imperiale degli Asburgo e la Regina d’Italia Margherita di Savoia da quando ormai, cittadina collegata a Valdagno con una strada carrozzabile voluta dal governo austriaco è diventata simbolo della Belle Epoque (1871-1914).
Il palazzo termale di Villa Tonello-Margherita fu disegnato da uno dei più illustri architetti locali del ‘800 Antonio Caregaro Negrin, recuperato dai recenti restauri del giugno scorso con un investimento di 150.000 euro per il rifacimento del tetto e circa altrettanti per le facciate.
La sua ricca storia continua anche nella tragedia quando divenne sede di un importante comando tedesco del Feldmaresciallo Albert Kesselring durante la seconda guerra mondiale. Proprio per la presenza del bunker nazista, nel 1945, Recoaro subì un pesante bombardamento dagli aerei alleati e se pur la fortificazione militare riuscì a resistere, il centro termale fu duramente colpito al cuore.
Dopo la guerra, la cittadina termale ritorna a veleggiare nel benessere economico sia per la presenza dei villeggianti che pernottavano negli alberghi durante i periodi di cura, sia per l’imbottigliamento delle acque sorgive con lo sviluppo dello stabilimento della Recoaro.
Ma le nuvole della crisi si addensano. Le terme cominciano a non essere più attrattive con la conseguenza chiusura progressiva degli hotel e con la crisi industriale della fabbrica di imbottigliamento che porterà alla dismissione di molti settori produttivi, la cittadina della Conca di Smeraldo ha perso l’interesse del pubblico.
Il turismo sia estivo che invernale non è nemmeno l’ombra di quello che era in passato. I motivi di tutto ciò sono sicuramente tanti e complessi, ma ciò che emerge su tutto sembra essere una sensazione di abbandono.
Quello che era il fiore all’occhiello dell’economia locale, cioè l’area termale, è solo una lontana parvenza rispetto ai fasti di un tempo.
Passata sotto l’ombrello del pubblico, mantenendo comunque la sua vocazione sanitaria, il centro delle acque ferruginose della Piccole Dolomiti vicentine, così tanto declamato un tempo, non si è più rialzato.
Dopo vari tentativi di recupero, progetti che si arenavano, veti e divieti e lotte politiche, con la recente nascita di una società ad hoc, il Compendio termale di Recoaro Terme creato in collaborazione con la Regione Veneto, per gestire temporaneamente i servizi accessori di manutenzione, vigilanza e custodia al fine di assicurare l’avvio della stagione termale 2017/2018, la comunità recoarese ha sperato di riuscire a rilanciare l’azienda turistica più importante del paese.
Ma secondo quanto riporta la consigliera regionale della Lista AMP Cristina Guarda, tutto appare come una nuova mortificazione per la ripresa delle terme
Pubblichiamo:
“Da vent’anni manca una strategia per il recupero delle terme di Recoaro, la Regione va avanti con promesse che poi si scontrano con la realtà dei fatti che è ben diversa. Per garantire un futuro non è possibile affidarsi al ‘buon cuore’ del volontariato. Occorre invece un’azione politica che possa guidare e sostenere nella progettazione tutti gli interventi necessari per una vera ripartenza. Altro che ‘prima i veneti, gli imprenditori non si aiutano con una pacca sulla spalla!”. È quanto afferma Cristina Guarda, consigliera della Lista AMP che va all’attacco della Giunta Zaia sul tema del rilancio del complesso termale dopo la riapertura della manifestazione di interesse con un anno di anticipo rispetto al previsto.
“Già all’inizio di questa legislatura denunciavo come le scelte della Regione fossero dannose. Nonostante ciò i cittadini di Recoaro si sono dati da fare rimboccandosi le maniche, è stata costituita una società, non senza difficoltà, hanno attivato un servizio di volontariato per far funzionare le terme sopperendo alle mancanze del gestore, una partecipata dalla Regione Veneto, colpevole di aver abbandonato il complesso al declino.
La Lega si era presentata in pompa magna alla riapertura delle terme sotto la guida della società locale, adesso però la Regione riapre la manifestazione di interesse. Tuttavia se non mette un euro, non supporta e non aiuta, siamo a un punto morto.
Le terme non potranno tornare a rifiorire esclusivamente grazie al volontariato. E d’altronde l’imprenditoria locale difficilmente riuscirà a sfondare se la funzione delle terme si riduce a servizi convenzionati con le Asl e poco più: serve certezza per la sostenibilità economica delle prossime stagioni. In tutto questo dov’è Zaia? I ritardi e le incongruenze tra promesse e realtà non sono più giustificabili”.