La sanità veneta sotto tiro. I veneti non amano troppo le mobilitazioni oceaniche per protestare contro le inefficienze dei servizi pubblici locali. Spesso ci si lamenta o ci si indigna, ma essere parte attiva per denunciare i disservizi non è sempre una consuetudine. Eppure a Schio sabato 16 novembre a Schio si sono assembrate oltre 3000 persone per dire basta alla sanità privatizzata della regione Veneto.
Alle 14.30 è partito il corteo dal palazzetto dello sport di Schio per arrivare all’ospedale di Santorso che doveva essere un hub sanitario di eccellenza, mentre ora, con l’accorpamento voluto dal riordino delle Ulss con Bassano, si trova ad essere un ospedale di periferia. Costruito secondo gli schemi dei project financing è diventato un macigno finanziario che la Regione paga ai privati.
“I costi spropositati della sua gestione stanno mettendo a rischio il diritto degli utenti di essere curati” attaccano gli attivisti che hanno guidato il corteo. Che hanno parlato di debacle “finanziaria e gestionale tanto prevista quanto preoccupante”. Poi le parole si sono trasformate in macigni: “È questa la sanitá cara al governatore leghista Luca Zaia e al suo predecessore azzurro Giancarlo Galan? Questi signori sanno che i disservizi sono all’ordine del giorno?”.
Alla protesta civile di Schio hanno partecipato veramente tutti: dalle associazioni ai movimenti impegnati nel sociale, dai partiti ai sindacati. Qualche bandiera venetista sventolava tra le altri simboli degli attivisti locali, tutti accompagnati dallo slogan “difendiamo la nostra sanita’ pubblica”. Solo la Lega si è chiamata fuori dalla manifestazione.
Il lungo serpentone umano che ha sfilato lungo viale dell’industria di Schio, costituito da famiglie, bambini, anziani, politici, amministratori pubblici, tutti assieme denunciava i tagli ai servizi sanitari che allungano le prestazioni degli esami clinici, non garantiscono più l’assistenza medica e si creano disagi tra i lavoratori della sanità.
Il comizio conclusivo sulla scalinata del nosocomio di Santorso ha riassunto tutta la grave situazione che vive il sistema sociosanitario dell’area.
I nodi iniziano così ad essere snocciolati da Orianna Zaltron di Coalizione civica, a nome del comitato promotore: dalla carenza di personale alla fuga dei medici, dai posti letto «insufficiente» alla mancata attivazione degli ospedali di comunità a Schio e Thiene («La buona notizia di Malo è una goccia nel mare») fino alle medicine di gruppo, il cui sviluppo, per i promotori della manifestazione, risulta bloccato.
E ancora, vengono evidenziate le difficoltà di servizi come quello della neuropsichiatria infantile, del Serd, la chiusura del Centro di salute mentale. Tanti servizi ridotti di cui andava orgoglioso il sistema sociosanitario vicentino tanto da venir presi come esempio per il sistema di assistenza veneta.
Mancano i medici e gli infermieri che fanno salti mortali per garantire un minimo di qualità assistenziale. Anziani e disabili lamentano servizi che vengono diminuiti e chi lavora nelle strutture cooperavistiche sono costretti a turni estenuanti senza riposi. C’è un senso di abbandono complessivo da parte delle istituzioni regionali con liste di attesa sempre più lunghe e servizi più scarsi.
Tocca poi a don Beppe Gobbo, fondatore della cooperativa Radicà di Calvene, affrontare il tema del sociale nell’Alto Vicentino, a nome di tutte le cooperative. «Noi siamo quelli che oggi affrontano la piazza e ci mettono la faccia per esprimere tutta la preoccupazione di fronte al pericolo che ognuno pensi per sé – sottolinea don Gobbo -. Vogliamo ridare senso a parole come condivisione, solidarietà, il sociale al centro della vita della città
Giulia Miglioranza della Cgil parla quindi in rappresentanza dei lavoratori e dei sindacati, affrontando il tema delle procedure troppo lente per le assunzioni, della mancanza delle risorse per gli Spisal e di personale in ambito amministrativo, precisando di non condividere «la scelta di assumere medici non specializzati e di affidare a privati parte del pronto soccorso».
Ci saranno nuove iniziative-dicono gli organizzatori- . Quello che è apparso dopo la manfiestazione di sabato ma è una rabbia civile, composta, contro chi ha fatto perdere valore alla sanità di un territorio, che da qualche anno, non solo è in trasformazione, ma risente di una qualità di servizi che non è l’eccellenza di un tempo. La protesta dunque vuole attenzione dalla Regione, che sembra concentrata altrove, a sfavore di quell’ex Ulss 4, che sta perdendo pezzi nella fase d’accorpamento con Bassano del Grappa.