Da un pezzo di ferro senza corpo, nascevano da mani sapienti gli attrezzi utili al lavoro dei contadini per dissodare, vangare, spostare la terra. Prodotti che assumevano anime sonore quando venivano battuti contro un incudine. Un luogo quasi ancestrale, cupo, cinereo per la polvere di carbone accumulato dal tempo. Un luogo straordinario che adesso, per la volontà di Bruno Tamiello, è diventato museo di archeologia industriale del lavoro di forgiatura e di formatura di attrezzi. Tuttora si può vedere il movimento delle macchine mosse dalle ruote idrauliche. Un museo vivo, dunque, e per questo anche luogo poetico dove può coesistere, secondo noi, anche la musica classica in contrappunto al ritmo sincopato del ferro battuto.
Due giovani talenti breganzesi, Sergio Gasparella al clavicembalo e Alessandro Simoni al flauto traverso, della Orchestra giovanile di Breganze hanno riempito l’atmosfera arcana del maglio con le note di Bach, Haendel e Telemann, mentre la sonorità della lingua veneta di Calzavara racconta la fatica del lavoro aiutato a Breganze dalla forza della energia rinnovabile per eccellenza nella pedemontana: l’acqua.
