Insomma, una vera e propria globalizzazione economica, quasi ante literam rispetto a quella moderna, che interessava tutta l’area mediterranea dall’Egeo ai monti Trentini tanto che si rese necessaria la costruzione di strade ancor prima che arrivassero gli ingegneri romani durante la loro avanzata verso Nord. Infatti la più antica via d’europa, costruita 4.800 anni fa, è stata scoperta a Brendola. L’attività siderurgica del Vezzena lascia tuttora le sue tracce con la contaminazione da metalli pesanti ancora presenti nell’acqua che affiora nel fondo valle dell’altopiano dei Sette Comuni. Ma perchè esisteva una produzione siderurgica in montagna dove non esistono miniere? Lo spiega nella nostra intervista il prof. Armando De Guio del dipartimento di archeologia dell’Università di Padova in occasione della presentazione ufficiale del Museo archeologico Dal Pozzo di Rotzo che accoglierà prossimamente tutti i reperti rinvenuti nel territorio montano vicentino dall’epoca paleolitica fino alla Grande Guerra 1915-1918. Il museo si integrerà con l’area del Bostel, il sito archeologico scoperto dall’abate Dal Pozzo più di tre secoli fa e ancora oggi oggetto di studi da parte dell’Università di Padova. Nella collina di Castelletto a qualche chilometro di distanza dal comune di Rotzo è stata ricostruita una casetta che riproduce fedelmente lo stile architettonico e alcuni momenti di vita quotidiana. Durante l’anno lo società che cura la didattica del sito Archeidos propone visite guidate e momenti di archeologia sperimentale come la fusione dei metalli o la produzione di formaggi a partire dalla cagliata vegetale. Gli studiosi la chiamano “Archeologia pubblica” e questo è il futuro della ricerca del passato.