1. Con la speranza che la donna non continui ad essere che un giocattolo per tutti coloro, ai quali poco importa della morale e del rispetto della vita altrui.Mai dovrebbe una donna, bambina o anziana che sia, aver paura di poter perdere se stessa. E mai alcun uomo dovrebbe avere il coraggio di pensare di poter privare una donna di se stessa. Eppure questo è quello che la violenza provoca. E’ un po’ come morire, vedere la vita distrutta e poterla difficilmente recuperarla intatta. Una carezza, un bacio, le labbra che dolcemente si posano sul viso dell’amata. Un sorriso, un abbraccio, una parola. Questo è amore. Questa è vita. Lasciateci vivere, sognare, e ancora, vivere questo sogno. Angela, 16 anni, Studentessa, Thiene – VI –
2. Questo è quello che in cuor mio vorrei: Sarebbe bello pensare che l’altra metà del cielo ti è una metà sempre amica. Una metà della quale non avere mai paura, ma fiducia. Manuela, 58 anni, Impiegata, Breganze -VI –
3. Quando penso alla donna in Italia nel 2010 vedo un dipinto carico di infinite sfumature, alcune dalle tinte più forti, altre dal segno quasi invisibile. Perché le Donne sono così, un tratto di colore nell’immenso dipinto dell’Umanità, ognuna carica della sua storia, del suo fascino, della sua unicità. Le tinte forti sono quelle delle Donne che hanno lasciato il segno, fisso, indelebile, segnale di riconoscimento per tutte le altre: sono le Donne che hanno permesso di parlare e far parlare di noi nella nostra complessità, nella nostra varietà, nelle piccole grandi Storie che costellano la Storia di quella stessa Umanità. Ci sono poi invece i tratti visibili ma discreti di quelle Donne che hanno ricoperto e ricoprono con umiltà e dignità il ruolo a loro assegnato, abbassando la testa ma consapevoli di poterla alzare quando il peso di quel ruolo diventa troppo pesante per le loro spalle. Ci sono le Donne che hanno cambiato il Mondo, anche se per farlo hanno dovuto rimanere nell’ombra. Ci sono le Donne che hanno saputo urlare il loro silenzio, trovando così il modo di farsi ascoltare. Ci sono poi i tratti invisibili di tutte quelle Donne che sono rimaste invece in quel silenzio, fagocitate da un Nulla che le ha portate via con sé. Ci sono poi purtroppo anche le donne, o forse è meglio definirle le femmine, che infangano tutta questa splendida complessità, gettando banalità laddove si dovrebbe generare rispetto. Ma ci sono anche loro. E ci sono le sfumature di tutte quelle Donne che ancora non ci sono, ma che potrebbero essere quelle che forse un giorno aiuteranno il Mondo a diventare un po’ migliore. Per tutti. Erika, 32 anni, Docente e Consulente in Comunicazione e Responsabilità Sociale, Breganze -VI-
4. Faccio presente questo pensiero di Simone de Beauvoir tratto da “Le deuxième sexe” del 1949 diventato con il passare del tempo un vero e proprio punto di riferimento del nuovo femminismo.Nell’opera Simone (1908-1985) che scrive da una prospettiva filosofica dichiaratamente esistenzialistica e laica (condivisa con il suo compagno Jean-Paul Sartre), rifiuta le spiegazioni biologiche, psicoanalitiche e marxiste della subordinazione della donna e ne propone una sua personale. Donna non si nasce, ma si diventa: donna, cioè essere umano in condizione di subordinazione di “secondo sesso” rispetto al “primo” (maschile), di Altro rispetto all’Uno. Dal momento che la libertà è insopprimibile, si è diventate donne ( secondo sesso, Altro) perchè in un certo momento della storia umana si è “scelto” (certamente in condizioni di quasi costrizione) di esserlo. Ma quella scelta può essere ribaltata, in condizioni, quali quelle offerte nel nostro tempo, in cui è possibile realizzare la liberazione della donna da quello che non è il suo “destino” mediante le lotte collettive. Lotte che portino ad una società non solo formale ma reale e porti ad una “riconciliazione” con gli uomini che mantenga le “differenze” ed elimini le gerarchie. Cristina, 45 anni, medico, Zanè -VI-
5. “Io ho bisogno di credere che qualcosa di straordinario sia possibile.” E’ il mio cavallo di battaglia, tratto dal film “a beautiful mind” interpretato da un formidabile Russell Crowe nei panni di un premio nobel John Nash.Io ho bisogno di credere che sia possibile realizzarmi professionalmente, io ho bisogno di credere che esista ancora un amore per sempre, io ho bisogno di credere che esista ancora il valore della famiglia, io ho bisogno di credere che NOI donne siamo figlie, madri, sorelle, compagne, amiche da non violare…in altri termini: io ho bisogno che qualcosa di straordinario sia possibile. Eleonora, 27 anni, Studentessa, Annone Veneto -VE-
6. Stupro Grida
ragazza grida nella notte gialla la tua rabbia
lotta con le unghie
cerca un’uscita dall’incubo
grida nella notte rossa il tuo dolore
intorno a te ci sono però iene e lupi con le bocche aperte
e serpenti ad avvolgerti nel deserto della città
grida di giorno nel bosco fitto e viola
tra le mani più sporche che ti consumano l’anima
mangia la terra e sputagliela in faccia
non chiudere le palpebre neanche per morire
urla che ti guardi negli occhi belli
prima di calpestarti di bruciarti
di lasciarti nuda in pasto ad altre bestie
se solo il tuo sguardo lo potesse uccidere lentamente
e il tuo grido uscire nel mondo addormentato
sorrideresti ancora.
Questa poesia è pubblicata nell’antologia del premio letterario “Città di Melegnano” 2006 Marika, 49 anni, Impiegata nella scuola, Breganze -VI-
7. «LA CONDIZIONE DELLA DONNA IN UNA SOCIETA’ E’ LA MISURA DEL GRADO DI CIVILTA’ DI QUELLA SOCIETA’». (Charles Fourier). Non mi piace ragionare per numeri e dati statistici, a volte non ne conosciamo le fonti e, molto più semplicemente, in questo caso basta solo guardarsi attorno.Per “violenza” non si intende solo un atto fisico, come per pace non si intende solo assenza di guerra; ma anche e soprattutto la subdola violenza quotidiana e costante alla quale ogni donna è sottoposta. Questa parte dal linguaggio, dai media, dalla politica, dai costumi, dalle usanze e finisce in casa. La donna nel 2010, in quasi ogni cultura, è ancora schiava dell’uomo, schiava della bellezza, della giovinezza, dell’angoscia. Troppo spesso ridotta ad oggetto per soddisfare piaceri e bisogni altrui, considerata stupida, senza carattere, poco valorizzata a meno che non risponda ai canoni suddetti. Insomma una donna madonna e/o prostituta, a discrezione della situazione.La violenza contro le donne è un problema politico ancora prima che sociale e culturale e religioso. Basta pensare alla scarsa visibilità delle iniziative per questo “anniversario”, non solo in Italia, ma anche nel resto del mondo (in Inghilterra, dove mi trovo, non è nemmeno stato menzionato).Quindi è alle istituzioni che mi rivolgo prima di tutto, affinché ci siano adeguati provvedimenti, e una sorta di “rivoluzione culturale” che abbatta stereotipi incancreniti e ponga al centro dell’attenzione, non una volta all’anno, ma sempre, il rispetto reciproco e pari opportunità per entrambi i sessi. Linda, 26 anni, Collaborazione a progetti di volontariato, Canda -RO-/Bologna
8. In questo momento non mi viene in mente niente di particolare però posso dire che cosa sto facendo della mia vita. Ho una famiglia e mi sono laureata per la seconda volta. Ho un lavoro molto impegnativo, ho accettato la proposta di fare il Presidente di una casa di riposo in difficoltà per il mio direttore generale e per il Sindaco del comune dove si trova, ho una collaborazione con un altro comune, ho iniziato la pratica notarile per poter sostenere almeno una volta nella mia vita il concorso di stato e sto completando un corso per diventare mediatore di conciliazione. Sono riuscita a realizzare molti sogni e molti altri li realizzerò. Il 25 novembre festeggerò il mio compleanno assieme con la mia famiglia e altre donne, amiche carissime, che come me compiono gli anni in questo giorno, e ne approfitterò per ricordare la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Chiara, 47 anni, Dirigente della Direzione Amministrativa dei Distretti dell’ULSS di Bassano, Breganze -VI
9. Per isolare e battere la violenza occorrono quelle politiche di cui finora non c’è traccia nelle azioni del Governo: mantenimento e sostegno economico per i consultori familiari presenti nei territori, un vero piano nazionale antiviolenza, che disponga di risorse certe, che sostenga i centri in difficoltà, promuova la prevenzione a partire dalla famiglia e dalla scuola, mobilitando le istituzioni, per far vincere nella società una cultura della parità, della libertà, del rispetto e dei diritti. Daniela Sbrollini, 39 anni, Funzionario ANCI regionale Veneto e Deputata PD, Vicenza/Roma
10. Gioco a carte. La scala è quella: jack-donna-re. Già, la donna è prima, più piccola del re. Lei è donna, lui è Re.Gioco con un uomo. Ha 65 anni ed è sposato. Carta dopo carta imparo le regole del gioco. Faccio una battuta: “oltre l’asso, vincente per prassi indiscutibile, la donna pigliatutto?” Lui: “eh no, mia bella. Dopo l’asso c’è il re, la donna viene dopo”. Sorrido e ironica ribatto: “ma com’è ‘sta storia? Eh no: Donna su Uomo vince, non viceversa”. Il suo sguardo si fa serio, sogghigna: “Uomo su Donna, nel gioco delle carte e nel gioco della vita”.Non rido più. Capisco che non sta scherzando. Subito dopo mi dice che a sua moglie nemmeno passerebbe per la testa che ci possa essere una regola diversa. Non che le manchi il coraggio per una rivoluzione, la cosa è che non riesce ad immaginarla nemmeno.Ho 20 anni, sono di un’altra generazione e ringrazio mia madre e tutte quelle donne che ci hanno insegnato a distingure il gioco delle carte dalla serietà della vita.Una partita che va giocata alla pari pretendendo le regole e i diritti che sono di tutti. Sara, 20 anni, Studentessa a Trento, Breganze -VI-
11. Dai miei 54 anni di esperienza di donna, moglie e madre, penso che la cosa più importante per educare i figli maschi al rispetto nelle relazioni con le donne sia prima di tutto pretendere rispetto dal proprio compagno, dal padre dei propri figli, perchè solo l’esempio costante può “educare” ad una coscienza di non violenza in famiglia e fuori e, se ci sono figlie femmine, questo esempio può farle capire il valore del loro essere donna e l’importanza di difenderlo sempre. Sandra, 54 anni, Impiegata, Mirano -VE-
12. Talia, Melpomene, Tersicore, Erato, Urania, Pollinia, Calliope, Clio, Euterpe…………….Myriam
Lesbia e CatulloBice Portinari, “Beatrice”, e Dante…………………Maddalena Antonietti, la donna di Caravaggio
Clizia, musa di MontaleLa Duse per D’AnnunzioMarylin Monroe…………………..Infinito potrebbe essere questo elenco…PERCHE’ LE DONNE CONTINUINO A ISPIRARE GLI UOMINI SOLO AI PIU’ ALTI E NOBILI PENSIERI Giulia, 25 anni, Studentessa, Italia
13. Citazione da “Malamore” di Concita De Gregorio:« Le donne provano la temperatura del ferro da stiro toccandolo. Brucia ma non si bruciano. Respirano forte quando l’ostetrica dice “non urli, non è mica la prima”. Imparano a cantare piangendo, a sciare con le ossa rotte. Portano i figli in braccio per giorni in certe traversate del deserto, dei mari sui barconi, della città a piedi su e giù per gli autobus. Le donne hanno più confidenza col dolore. È un compagno di vita, è un nemico tanto familiare da esser quasi amico. Ci si vive, è normale. Strillare disperde le energie, lamentarsi non serve. Trasformarlo, invece: ecco cosa serve. Trasformare il dolore in forza. È una lezione antica, una sapienza muta e segreta: ciascuna lo sa.Maria Malibran, leggendario mezzosoprano, che impara a nascondere le lacrime durante le terribili lezioni di canto inflitte dal padre. Denise Karbon che scia ingessata, Vanessa Ferrari che volteggia con una frattura al piede. La prostituta bambina che chiude gli occhi e pensa al prato della sua casa nei campi. La giovane donna che si lascia insultare e picchiare dal suo uomo perché pensa che quella sua violenza sia una debolezza: pensa di capirne le ragioni, di poterle governare, alla fine. Le migliaia, milioni di donne che vivono ogni giorno sul crinale di un baratro e che, anziché sottrarsi quando possono, ci passeggiano in equilibrio: un numero da circo straordinario, questo di cercare di addomesticare la violenza – la violenza degli uomini – qualche volta andando a cercarla, persino. Perché è un antidoto, perché è un prezzo, perché il tempo che viviamo chiede uno sforzo d’ingegno per conciliare la propria autonomia con l’altrui brutale insofferenza.Le storie che ho raccolto sono scie luminose, stelle cadenti che illuminano a volte molto da lontano una grande domanda: cosa ci induce a non respingere, anzi a convivere con la violenza? Perché sopporta chi sopporta, e come fa? Quanto è alta la posta in palio? Alcune soccombono, molte muoiono, moltissime dividono l’esistenza con una privata indicibile quotidiana penitenza. Alcune ce la fanno, qualche altra trova nell’accettazione del male le risorse per dire, per fare quel che altrimenti non avrebbe potuto. Sono, alla fine, gesti ordinari. Chiunque può capirlo misurandolo su di sé. Sono esercizi di resistenza al dolore». Margherita, 24 anni, Studentessa, Vicenza
14. Se vogliamo ancora parlare di diversità tra generi, parliamo del diverso contributo che le donne danno a questo Mondo. Un contributo fatto di una prospettiva sensibile ma nello stesso tempo molto forte. La donna è madre del mondo e la natura lo conferma. Essere donna significa essere dotate di grande sensibilità e quando questo diviene sinonimo di fragilità, beh, non dev’essere letto come aggettivo negativo quanto più come elemento di ricchezza… un paesaggio non è fatto di sole robuste montagne ed i fiori colorati completano il quadro.Coloro che calpestano e violentano la dignità di una donna io li addito come codardi; perdenti che non hanno la forza di lottare ad armi pari e temono il confronto. In questo messaggio è racchiuso un abbraccio per tutte quelle donne che nascondono la propria sofferenza e il proprio dolore dietro ad un paio di occhiali neri e talvolta dietro ad un sorriso che maschera tristezza.«Le donne sono come fiori:se cerchi di aprirli con la forza,i petali ti restano in mano e il fiore muore.Perche’ solamente con il caloresi schiudono.E l’amore e la tenerezza insiemesono il sole per una donna.[…]»(da “Le donne sono come fiori” – Fabio Volo) Vania, 26 anni, Studentessa, Villamarzana (RO)/Ferrara
Ed allora GRAZIE, GRAZIE MILLE carissime donne. Grazie Angela, Manuela, Erika, Cristina, Eleonora, Marika, Linda, Chiara, Daniela, Sara, Sandra, Giulia, Margherita e Vania per le vostre parole, i vostri pensieri; che sono regali. Grazie a tutte le donne che si sono ritrovate in questa lettura.