Esce in questi giorni, pubblicato da Ronzani Editore, il volume “No Dal Molin. La sfida americana”, saggio che il giornalista e scrittore Gianni Poggi dedica al movimento civile attraverso il quale uomini e donne di ogni estrazione politica, sociale e culturale sostennero il proprio “no” alla realizzazione della base americana “Del Din”: annunciata nel 2006 e compiuta nel 2013.
Il libro (124 pagine, 12 euro), sarà presentato in anteprima domenica 2 settembre alle 20.30 al Festival “Fornaci Rosse”, in programma dal 31 agosto al 4 settembre al Parco delle Fornaci di via Farini. L’autore ne parlerà con lo storico Emilio Franzina, il compositore Bepi De Marzi e il cantautore Luca Bassanese.
L’indagine di Poggi prende il via dalla notizia, pubblicata il 25 maggio 2006, della trasformazione dell’ex aeroporto “Dal Molin” in una base dell’esercito americano. Grazie alla meticolosa ricostruzione dell’autore, ripercorriamo così la complessa e delicata vicenda, che da locale divenne rapidamente nazionale e internazionale, vedendo intrecciarsi politica, economia e società civile, in uno scontro serrato tra “visioni” profondamente diverse sulla gestione del territorio.
Una pagina dopo l’altra riemergono vicende note, che il libro di Poggi espone in un saggio fruibile e scorrevole, ma che assume lo spessore del documento, della memoria storica: dalle prime installazioni americane a Vicenza alla decisione dell’intervento sul “Dal Molin”, dalla nascita del fronte del “No” alla costituzione del presidio permanente, dalle reazioni politiche cittadine a quelle dei governi italiano e statunitense, dalla proposta di un referendum consultivo alla consultazione popolare autogestita, dalle problematiche ambientali legate all’opera fino alle “compensazioni” offerte alla città.
Compensazioni che poi sono sfociate nell’istituzione del “PARCO DELLA PACE”, la zona che occupava l’aeroporto di Vicenza, bonificata palmo a palmo per anni alla ricerca di ordigni inesplosi dopo il bombardammento degli alleati durante la seconda guerra mondiale.
Finalmente, quasi un anno fa, a Ottobre, l’allora sindaco di Vicenza Achille Variati presenta il progetto esecutivo della grande area verde di 60 ettari, finanziata dallo Stato per 8,6 milioni di euro nell’ambito delle compensazioni per la base Del Din e per 3,7 milioni di euro attraverso il bando Periferie.
“Di sicuro”, disse Variati, “non rappresenterà un’eredità dai costi di gestione eccessivi: insieme ai progettisti abbiamo infatti studiato soluzioni innovative per contenere al massimo le spese, calcolate in 140 mila euro l’anno, di cui i primi due già stanziati. Alla prossima amministrazione spetterà però il compito di individuare il gestore più adatto per questa realtà che io penso possa suscitare anche l’interesse del volontariato”.
Il progetto prevede sulla carta di ospitare 36.700 metri quadri di laghi di varie profondità per la valorizzazione delle biodiversità; 60.600 metri quadri di canali; 357.700 metri quadri di prati; 31 passerelle; 6 guadi. Per il tempo libero ci saranno 41.900 metri quadrati di aree sportive; 5.000 metri di pista ciclabile; 7 aree didattiche; un’area wilderness; un grande giardino centrale di 200 metri per 60 destinato in particolare ai bambini. Lungo strada Sant’Antonino, oltre alla casa del parco, un hangar sarà trasformato nell’ingresso del parco, un altro in spazio polifunzionale e un terzo nel museo.
L’obiettivo dell’amministrazione è arrivare a brevissimo alla gara europea, in modo da affidare i lavori entro la primavera del 2018. Il cantiere dovrebbe durare 18 mesi.
Ma nel frattempo cambia l’amministrazione comunale di Vicenza e ora staremo a vedere se ci sarà ancora interesse verso i parchi pubblici.
Il parco delle “Fornaci” che ospita la presentazione del libro di Poggi è infatti al centro dell’attenzione dei cittadini che si sono mobilitati contro la rimozione di 6 panchine avvunta agli inizi di agosto, causa di degrado urbano, secondo la giunta Rucco che sono diventate giaciglio preferito di spacciatori e tossici.
I vicentini non ci stanno e hanno presemtato ieri, 30 agosto 2018, una petizione di 600 firme ribadendo che la questione della sicurezza non è percepita da tutti i fruitori allo stesso modo. Piuttosto i firmatari chiedono l’attuazione del progetto approvato con il Bilancio Partecipativo 2017 che prevede la realizzazione di un anfiteatro nel Parco per favorire la fruibilità degli eventi proposti e la socialità nello spazio.
“Semmai”, continuano i residenti che si sono mobilitati per la raccolta delle firme,”ci proponiamo a partecipare alla gestione del Parco, eventualmente costituendoci come futuro Comitato in un percorso che non emargini nessuno, ma siano invece inclusivi nel rispetto di tutti per una città senza paura”.