“Stivalaccio Teatro” al lavoro per allestire la loro nuova produzione teatrale per ragazzi “La Bella e la Bestia”. Il Teatro Civico di Schio sta ospitando, nel mese di maggio, la giovane compagnia veneziana che si occupa di tetro popolare e per ragazzi e commedia dell’arte.“Una residenza è un processo creativo che consiste nell’opportunità di offrire a degli artisti un luogo protetto in cui fare ricerca e realizzare uno spettacolo – dichiara il presidente della Fondazione Teatro Civico Silvio Genito – “Crediamo molto in questi progetti che, in una logica di sinergia con il territorio, mantengono vivo un luogo adatto e ispirante come lo storico Teatro Civico”. La Fondazione Teatro Civico ha infatti coinvolto alcune classi e alcune insegnanti delle scuole primarie che potranno assistere alla prova finale dell’allestimento dello spettacolo interagendo con gli attori e il regista. La nuova produzione di “Stivalaccio Teatro” che debutterà nell’estate 2016 ad Opera Estate Festival Veneto, per poi essere ospitato a Schio durante la prossima stagione del Teatro Civico ha la collaborazione dei Manimotò, compagnia di teatro di figura che ha ideato e realizzato i pupazzi e le maschere de “La Bella e la Bestia”. In scena gli attori Sara Allevi, Giulio Canestrelli e Matteo Pozzobon accompagnati dal vivo con la musica brillante, in bilico fra pop e classica, del trio fagotto-violino-violoncello Friedrich Micio. Stivalaccio Teatro si confronta con la fiaba: “fiaba intesa come luogo quotidiano dove accade il meraviglioso, fiaba come scoperta dell’extra ordinario, ma soprattutto fiaba come luogo dove le grandi passioni dell’uomo prendono vita. – dichiara il regista Marco Zoppello – Com’è nostra abitudine abbiamo attinto in libertà a tutta la letteratura “mostrifera” che ci è passata per le mani, tradizione popolare antica di secoli, nella quale si è stratificato un sottobosco di ricordi, leggende e paure”. Il tema della Bella sedotta dalla Bestia è senz’altro di quelli che più hanno acceso la fantasia di narratori e di artisti. Mutazioni e incontri impossibili, tormenti e quell’irresistibile attrazione per il lato “nero” dell’Amore, sono alcuni degli ingredienti che hanno reso questa storia immortale. Un Topos letterario che ricorre in molteplici tradizioni popolari, dall’originale di Gabrielle-Suzanne di Villeneuve passando per Basile, Perrault, Grimm trasformandosi di volta in volta per arrivare alla trascrizione toscana di Italo Calvino: Bellinda e il Mostro. La scena, costruita con maestria dallo scenografo Alberto Nonnato, è una raffinata costruzione molto versatile che ospita la casa della Bella, si trasforma in un fitto bosco di alberi alti e scuri e diventa castello. Una fanciulla dai biondi capelli dorme e sogna artigli e peli ispidi ma anche splendidi principi e luoghi fatati. La protagonista femminile è così bella che tutti la chiamano soltanto Bella. Il protagonista maschile invece è la Bestia ma non è cattivo, non è incivile, maleducato, stupido, è semplicemente incapace di rapportarsi con gli esseri umani. E come tutte le bestie fa paura. Come fa paura il bosco, come fanno paura le ombre intricate su di un terreno brullo e i castelli sconosciuti. Come fa paura l’amore.