Il secondo dopoguerra ha lasciato in macerie tutta l’Italia, distrutta dalle bombe alleate, ma anche dal fascismo con l’intrata in guerra nel 1940 per appoggiare la follia hitleriana. La riscossa resistenziale che è seguita, dopo la caduta di Mussolini nel luglio 1943, ha diviso gli animi degli italiani tra chi ha combattuto per la libertà democratica e chi invece voleva strenuamente difendere il potere autocratico.
Una guerra civile, dilaniante, che ha separato le famiglie, i fratelli, le sorelle e che il cinema ha poi saputo raccontare in tutta la sua crudezza, di conflitto che ha coinvolto tutta la società dell’epoca.
Con la liberazione e la vittoria della Repubblica sulla Monarchia, l’Italia torna alla Democrazia, che ebbe l’immediato ccompito immane di ricostruire non solo le strade, i palazzi, le fabbriche, ma anche di ricostruire l’animo divelto dalla guerra degli italiani per ritrovare serenità e unità.
Nel 1947 con una frettolosa “amnistia” vennero azzerati quasi tutti gli abusi fascisti e molti di essi, soprattutto i burocrati sono tornati al loro posto di lavoro. Una pacificazione, da una parte necessaria, per evitare che il conflitto proseguisse sotterraneo, ma che ha provocato una rimozione della memoria dalle violenze fasciste sulle popolazioni invase dal colonialismo in Africa, le ritorsioni contro chi non voleva allinearsi al potere dittatoriale, le uccisioni di esponenti politici come Matteotti, le epurazioni, le leggi razziali.
L’immagine imposta dal potere repubblicano che doveva passare all’opinione pubblica era quello che “gli italiani sono brave genti”.Venne così ripristinata la censura e il cinema ne fu una vittima sacrificata alla normalità.
Dopo l’esaltante periodo del neorealismo, capolavori tuttora ammirati per la immediatezza dei racconti sulle ceneri della povertà e delle violenze naziste, ritornare a indagare sul fascismo era diventato tabu’ per moltissimi cineasti o per i film, stranieri prodotti durante la guerra, che venivano proiettati in sala. Queste pellicole “tradite” sono state tagliate, modificate dal doppiaggio o semplicemente bloccate sul nascere con arresti in carcere come è accaduto nel 1953 a due scrittori di cinema Guido Aristarco e Renzo Renzi, incarcerati per 7 mesi con l’accusa di vilipedio e denigrazione delle forze armate per aver deciso di scrivere l disastrosa campagna militare di Grecia.
La produzione teatrale di “Tragedia e Commedia del Fascismo nel Cinema Italiano” che verrà proposta venerdì 23 novembre 2018 ore 20:45 nel centro ricreativo di Preara, via Francesco 11 a Montecchio Precalcino fa un antologia di film italiani che dal 1948 fino al 2001 hanno svelato la guerra e il suo orrore, a volta smorzando con un sorriso, la tragedia incombente.
Il lavoro, promosso da Istrevi (Istituto per la storia della resistenza e dell’età contemporanea della provincia di Vicenza), con la collaborazione di ANPI, SPI CGIL, attraverso la ricerca di numerosi appassionati riassume in una serata alcuni dei film simbolo del periodo repubblicano suddivisivi per temi. Il fascismo che non passa con le immagini del fim “Anni difficili” di Luigi Zampa del 1948, Italiani brava gente? con la visione di alcune scene tratte da “i due colonnelli” di Steno del 1963 e “Italiani brava gente” di Giuseppe De Santis del 1965. Una lunga serie dedicate alle violenze fasciste con “La Marcia su Roma” di Dino Risi del 1973, “il delitto Matteotti” di Florestano Vancini del 1973 fino al conformismo del ventennio con la proiezione di scene tratte, da vari film come “I Piccoli Maestri” di Daniele Lucchetti del 1997 o il più recente “Concorrenza sleale” di Ettore Scola del 2001
Lo spettacolo è a ingresso libero