Oggi è la giornata mondiale dedicata al consumo del suolo, lanciata ogni anno dal Global Soil Partnership, un’alleanza internazionale fra stati, istituzioni e ong promossa dalla Fao, l’agenzia agroalimentare dell’Onu. In Italia, il paesaggio grida un sordido dolore. Dolore sottovalutato dalla politica che rimane ferma su questo tema, nonostante ci sia un progetto di legge fermo in Commissione al Senato e nonostante siano arrivate al tavolo del Presidente del Senato Pietro Grasso 82.000 firme.
I dati, forniti dall’ Ispra sono allarmanti: il consumo del suolo in Italia viaggia al ritmo di 30 ettari al giorno. Bocconi indigesti di territorio andati persi definitivamente. Nel nostro Paese, secondo un recente lavoro dell’Università dell’Aquila, coordinato dal professor Bernardino Romano, non è possibile tracciare un cerchio del diametro di dieci chilometri senza intercettare un insediamento.
La superficie urbana pro-capite è passata dai 115 metri quadrati del 1950 a quasi 350 metri quadrati nei primi anni del 2000. Numeri impressionanti in cui si inseriscono anche gli abusi edilizi in aree sensibili come quelle a forte rischio idrogeologico: sono 442 i comuni italiani ad alto rischio e sono abitati da oltre 8 milioni di persone in una superficie di quasi 18.000 kmq, il 5,9% della superficie nazionale; quelli a rischio medio-alto sono 1690, interessano quasi 77.000 kmq, il 25% del territorio nazionale, e sono abitati da 11,6 milioni di persone.
Nel Veneto, fra il 2009 ed il 2016 si sono verificati 305 eventi di dissesto idrogeologico; di questi 35 hanno causato danni a persone e, nello specifico, 24 morti. Solo nel 2016 gli eventi sono stati 49, hanno coinvolto 37 comuni e causato un morto. (ricerca Cresme/Consiglio Nazionale degli Architetti).
Un fenomeno che continua ad essere inarrestabile, nonostante la flessione edilizia causata dalla crisi economica. Lo scellerato consumo di suolo che porta poi alle inevitabili emergenze per la vita delle persone è senza tregua visto che ancora oggi il 9,3% dei comuni (136 amministrazioni) dichiarano di aver edificato case, quartieri o strutture sensibili e industriali in aree a rischio anche nell’ultimo decennio, nonostante il recepimento del PAI (Piani di assetto idrogeologico) nella pianificazione urbanistica. Preoccupanti anche i dati sulla cementificazione dei letti dei fiumi: anche se il 70% dei comuni intervistati (1.025 amministrazioni), svolge regolarmente un’attività di manutenzione ordinaria delle sponde dei corsi d’acqua e delle opere di difesa idraulica; il 9% delle amministrazioni ha dichiarato di aver “tombato” tratti di corsi d’acqua sul proprio territorio, con una conseguente urbanizzazione delle aree sovrastanti, mentre solo il 4% ha eseguito la delocalizzazione di abitazioni costruite in aree a rischio e il 2% la delocalizzazione di fabbricati industriali. A pagare lo scotto di questa Italia insicura sono gli oltre 7,5 milioni di cittadini esposti quotidianamente al pericolo che vivono o lavorano in aree potenzialmente pericolose e la cui incolumità deve essere la priorità del Paese.
In questo contesto si inseriscono anche le Grandi Opere viarie, altamente impattanti per il territorio e di dubbia utilità per la comunità. L’autostrada Pedemontana veneta è stata festeggiata ieri, 4 dicembre 2017, per la festa di Santa Barbara in una galleria artificiale a Sarcedo. L’unico rappresentante della Regione Veneto presente all’evento è stato il presidente del Consiglio Roberto Ciambetti che con enfasi ha detto “La finanza europea che ha tanti dubbi sull’Italia si fida del Veneto e finanzia la Pedemontana” Mah. Sull’opera pendono varie cause giudiziarie, tra cui il ricorso presentato in Consiglio di Stato da Salini-Impregilo, le note critiche della Corte dei Conti e l’inchiesta giudiziaria sul crollo della galleria di Castelgomberto che ha costato la vita ad un operaio. Comunque, ora sono arrivati i soldi dai bond europei, 1,5 miliardi chiusi nei giorni scorsi da Jp Morgan, a ridare ossigeno finanziario all’opera: 4 corsie su quasi 95 km, 36 comuni coinvolti, 16 caselli, connessioni con A4, A31 e A27 e opere realizzate pari al 35% già finanziate per 800 milioni. Soldi che fanno dire al commosso amministratore delegato della SPV Matterino Dogliani, davanti a oltre mille operai, di consentire, dal primo gennaio, di andare finalmente a regime con i cantieri., Ma la festa hollywodiana con tanto di chef stellato che ha presentato il suo “rombo alla Clooney” non lascia tranquilli i contribuenti che si ritroveranno dal 2018 un conto di almeno 300 milioni di euro come garanzia da parte della Regione Veneto, oltre ai 370 milioni di euro già versati dallo Stato.
Intanto l’ennesimo strappo sul nostro fragile territorio è fatto. Il nastro d’asfalto porterà nuove edificabilità, nuovi rischi per possibili rischi idrogeologici e ulteriori parzializzazioni della campagna già diventata orticello locale di una grande colata cementizia che continua con i progetti in attesa del via . Il paesaggio sofferente grida aiuto!