Prove di fusione tra Carre’ e Chiuppano. Ieri sera, in una sala gremita di persone, i sindaci Davide Mattei e Giuseppe Panozzo, hanno presentato, con la collaborazione del rappresentante dello studio Nomisma-Maggioli, lo studio di fattibilità per l’unificazione dei due Comuni vicentini.
Un percorso, iniziato già da mesi, per cercare di convincere gli abitanti che assommano a circa 6000 residenti di tornare ad essere un Comune unico come lo era stato fino al 1911.
Il piano di fusione rappresenta un quadro economico pressochè omogeneo dal punto di vista dei numeri certificati messi a bilancio, con delle variazioni solo nell’ambito sociale e manifatturiero. Una cosa emerge: l’invecchiamento della popolazione e la sua decrescita demografica.
Sono anni però che le due comunità provano a tornare assieme, tanto che negli anni 80 i due Comuni dell’altovicentino avevano edificato la scuola media consortile proprio nei confini tra i due territori. Dopo alcune amministrazioni comunali che si sono interessate più al proprio campanile, quelle attuali, dirette per Chiuppano da Panozzo e per Carre’ dal più giovane Mattei, sono tornati a spingere la strada dell’unificazione.
Non mancano le polemiche: gruppi di cittadini temono, con la fusione, di perdere la propria identità, i servizi, le scuole, le biblioteche: argomenti confutati dal progetto dello studio Maggioli che ribadiscono invece i vantaggi di creare un Comune nuovo, terzo, ma complementare con i primi due.
Intanto, è stato detto, si ha un vantaggio finanziario dell’ordine di 8 milioni di euro in 10 anni finanziati per il 60% dallo Stato con le forme di incentivazione attuate dalla Legge di Bilancio 2018 (Legge 27 dicembre 2017, n. 20) e per l’erogazione dei contributi regionali della durata di tre anni, proprio per stimolare l’istituzione di realtà territoriali più efficenti a garanzia dei servizi ai cittadini.
Inoltre lo studio di fattibilità, fa emergere anche dei risparmi di sistema per il valore di almeno 30.000 euro all’anno. Anzi lo studio elaborato da Nomisma-Maggioli, spiega che i servizi locali saranno mantenuti con un aumento delle ore di apertura degli uffici ripartiti tra le due sedi municipali attuali.
Accorpare più realtà amministrative, spiega il relatore dello progetto, è, innanzitutto, un processo politico e sociale, fisiologicamente destinato ad un referendum, che coinvolge una pluralità di attori politici e le popolazioni interessate, un processo durante il quale emerge l’esigenza di conciliare gli interessi delle singole comunità, garantendo un’equa rappresentanza dei territori
Il nuovo Comune che sorgerà, con il nome probabile di “ColBregonza”, scelto dopo un sondaggio somministrato tempo fa agli abitanti, affronta un’accanita opposizione. Il sindaco di Chiuppano Panozzo chiede il confronto più che la chiusura e l’omologo di Carre’ Mattei ha confermato la distribuzione a breve tempo di un opuscolo informativo per spiegare alle popolazioni dei due comuni vicentini, le possibilità che offre la fusione, dando dei possibili progetti condivisi che potranno essere utili per le scelte dell’amministrazione comunale che sarà eletta nel prossimo futuro.
Lo studio di fattibilità per il progetto di fusione ribadisce che gli accorpamenti possono essere solo vantaggiosi per le comunità coinvolte. Lo dimostra il trend di questi ultimi anni.
Nel corso del 2018 sono state approvate 19 fusioni di comuni, di cui una per incorporazione, per un totale di 42 comuni soppressi. Quindi il numero complessivo dei comuni italiani è diminuito di ventiquattro unità passando da 7.960 a 7.954. L’ultima aggregazione di comunità. nata dalla fusione di due Comuni nel vicentino e’ Barbarano-Mossano ratificato a febbraio 2018, dopo un referendum indetto nel 2017 che ha visto la prevalenza dei SI per il 94,83% dei votanti con un’affluenza alle urne del 37,82% degli aventi diritto.
Non tutte le proposte di fusione sono andate comunque a buon esito. Le aggregazioni tra Malo e Monte di Malo, Arsiero e Tonezza del Cimone, per esempio, si sono arenate con il timore che i Comuni più popolosi inglobassero quelli più deboli con la conseguente perdita di servizi sociali per le comunità più piccole.
Secondo lo studio elaborato da Nomisma-Maggioli non è così: la diminuzione della popolazione porterà inevitalbilmente alla sopressione dei servizi con la loro conseguente chiusura, Solo con le aggregazioni- ribadisce la ricerca- si possono compensare i costi dei servizi anche se possono essere onerosi. Una scuola dell’infanzia potrà essere tenuta aperta più a lungo in questo modo anche per località più disagiate, conclude lo studio.
Dopo i prossimi dibattiti la parola passerà alla scelta popolare con il referendum previsto per il 16 dicembre di quest’anno. I sindaci invitano tutti, favorevoli o contrari, a dare il proprio contributo democratico.