Si parla molto di difesa della Natura, della sua tutela, di rispetto verso gli ecosistemi. Siamo felici quando incrociamo animali selvatici come cervi, daini, marmotte o quando vediamo gli uccelli che volteggiano sopra le nostre teste. Siamo costernati quando, a causa degli incendi boschivi, gli animali in fuga dai boschi arrivano a valle feriti dalle bruciature dei roghi. Nello stesso tempo, però i cacciatori sparano. Una strage nella strage!
La sezione italiana del WWF calcola che un incendio distruttivo in un ettaro di terreno può causare la morte di 300 uccelli, 400 piccoli mammiferi e 5 milioni di insetti.
Per l’effetto indiretto della siccità e degli incendi, la fauna superstite deve migrare verso altre aree, con conseguenti fenomeni di sovraffollamento e sfruttamento delle risorse. Uno studio dell’Ispra sottolinea: “Per queste ragioni è necessario che si proceda con la sospensione della caccia quale misura indispensabile per dar modo alla fauna selvatica, già sottoposta allo stress del caldo e della siccità estiva prima e degli incendi poi, di non dover fare i conti anche con le doppiette”.
La Giunta della Regione Piemonte, su proposta dell’assessore all’Agricoltura Giorgio Ferrero che ha accolto le istanze delle associazioni animaliste ha sospeso, dal prossimo venerdì 3 novembre fino almeno al 30 novembre, la caccia in un’area di 538 mila ettari attraversata periodicamente, si stima, da 6.200 cacciatori, oltre un quarto di quelli stanziali del territorio e nelle zone colpite dai roghi non si potrà cacciare per almeno dieci anni.
Il Veneto, fortunatamente risparmiato dagli incendi boschivi, va invece all’attacco della Fauna selvatica a causa della difficile coabitazione con i predatori naturali come l’orso e il lupo. Quest’ultimo giunto qualche anno fa -nel 2012- in Lessinia si è riprodotto con successo arrivando, ora, a contare almeno 40 esemplari censiti. Il carnivoro ha bisogno di grandi spazi per vivere tanto che interessa tutte le Nazioni che si trovano lungo l’arco alpino. La presenza di questo carnivoro viene perciò aiutata anche dalla Direttiva UE “Habitat” attraverso il progetto di tutela Life-Wolfalps.
Purtroppo la presenza umana in montagna, con le greggi di mucche o pecore al pascolo negli alpeggi, porta spiacevoli contatti con questi carnivori tanto che vengono denunciate già oltre 280 predazioni tra la Lessinia, l’altopiano di Asiago, il Grappa, sul Col Visentin, nel Nevegal, Col di Lana e Alpago. La Regione Veneto, afferma l’assessore all’Agricoltura, Giuseppe Pan, hà pagato 60 mila euro di indennizzi agli allevatori colpiti, sommando le ultime liquidazioni relative al 2016 con i pagamenti 2017, ha distribuito 169 recinti elettrificati, ha stipulato una convenzione con il Cai per la loro installazione, ha fornito cani maremmani per la custodia degli armenti.
Quest’anno ha messo in conto lo stanziamento di 100 mila euro del proprio bilancio per garantire a tutti un ristoro adeguato dei capi uccisi e delle spese sostenute per recinti e strumenti di prevenzione. Inoltre ha già previsto, nel bilancio di previsione 2018, altri 250.000 euro a sostegno degli allevatori per pagare i danni e fornire gli strumenti preventivi, in vista dell’uscita dal progetto europeo Life-Wolfalps a maggio 2018 e della cessazione dei contributi europei”.
L’iniziativa europea per la salvaguardia del lupo, parte con la finalità di coordinare azioni utili alla conservazione nel lungo termine della popolazione alpina di lupo. Il progetto, quindi, interviene in sette aree chiave, individuate in quanto particolarmente importanti per la presenza della specie e/o perché determinanti per la sua diffusione nell’intero ecosistema dando supporto alle popolazioni residenti nelle aree montane con opportune comunicazioni, necessarie per diffondere la conoscenza della specie, sfatare falsi miti e credenze e incentivare la tolleranza nei confronti del lupo, così da garantire la conservazione di questo importante animale sull’intero arco alpino; azioni finanziate dall’Unione Europea con importanti investimenti economici.
Il progetto fu accolto favorevolmente nel 2013 dall’allora assessore regionale alla caccia Daniele Stival. Ora l’uscita del Veneto dalla tutela del lupo, coordinata dall’Unione europea, rischia di far fallire un progetto di salvaguardia faunistica come quella dei grandi carnivori che sono sicuramente un mezzo per controllare la popolazione di ungulati, anch’essi in aumento.
Duro l’attacco dei consiglieri regionali del PD Graziano Azzalin e Francesca Zottis che firmano con Cristina Guarda della lista AMP un comunicato contro la scelta della Giunta veneta di non aderire alla nuova versione del Piano nazionale di tutela del lupo proposta da una recente Conferenza Stato-Regioni.
“Restiamo allibiti dalle dichiarazioni dell’assessore Pan sul piano di contenimento del lupo.” – dichiarano i tre consiglieri, componenti della Terza Commissione permamente del Consiglio regionale veneto- “Il lupo non rispetta i confini amministrativi regionali, è evidente che serve una direzione nazionale per la conservazione e la gestione.”
“La deriva autonomista porta ad avere una visione offuscata di quali sono i veri interessi in gioco”. “È singolare -aggiungono Azzalin, Zottis e Guarda- che Pan chieda un intervento dell’Europa e allo stesso tempo la Regione esca dal Progetto WolfAlps additandolo come causa di ogni guaio. Se Pan vuole stare dentro le direttive nazionali ed europee dovrebbe iniziare a rinnegare le espressioni di alcuni consiglieri di maggioranza che vorrebbero sparare a prescindere e agire senza contraddizioni, sostenendo il piano nazionale e usufruendo delle risorse europee, evitando di far pagare solo ai veneti la gestione lupo. Se i fondi fossero stati usati dalla Regione immediatamente e con responsabilità non si sarebbe creata una situazione tanto grave. Invece di annunciare collaborazioni e solleciti, si impegni a sostenere i piani nazionali così come hanno fatto le altre Regioni”.
Pronta la replica dell’assessore Giuseppe Pan che si difende dalle accuse:
“Il lupo non conosce confini amministrativi tra regioni e le decisioni in merito alla sua conservazione derivano da una precisa pianificazione, in primo luogo europea e poi nazionale. Proprio per questo mi sono recato a Bruxelles, per incontrare gli europarlamentari della commissione Ambiente dell’Europarlamento e la commissaria europea all’Ambiente, in vista della revisione della direttiva UE “Habitat”. Quella stessa direttiva alla quale, una volta aggiornata, dovrà fare riferimento il futuro piano nazionale di gestione del grande carnivoro. Quel piano che il Veneto ha ‘respinto’, proprio perché datato, incompleto e non in linea con l’evoluzione della popolazione del carnivoro e l’orientamento comunitario. Quindi, o si conoscono i passaggi istituzionali e decisionali richiesti e le competenze in campo, oppure è meglio tacere”.
In tutto questo conflitto istituzionale veneto chi si avvantaggia? Si teme il ritorno delle doppiette!